sabato 18 luglio 2015

Vi racconto una storia: Brilla brilla la luna in ciel - Roberta Damiano (Parte 2)


CONCORSO VI RACCONTO UNA STORIA
AUTORE/AUTRICE: R. DAMIANO
TITOLO: BRILLA BRILLA LA LUNA IN CIEL

Rimase delle ore nella camera virtuale, così tante, che perse la cognizione del tempo. In quel momento Stars era anche riuscita a dimenticarsi delle domande che si era posta, ma una volta che aveva completato i giochi la noia aveva prevalso nuovamente. Spense la camera virtuale e uscì a
cercare i suoi genitori, che non erano più in casa. Andò in cucina, bevve un viscido sorso d’acqua e
salì in camera, si stese sul morbido tappeto e s’immerse nel suo piccolo mondo verde.
Dopo poco, la smania di uscire era talmente forte che Stars non ce la fece più. Preparò il suo
zainetto e lo mise in spalla. Scese le scale e corse fino alla porta, l’aprì ed entrò all’interno della
camera di disinfezione. La porta le si chiuse alle spalle automaticamente e subito dopo, dai buchi
del soffitto, delle pareti e dal pavimento, venne spruzzata una grande quantità di prodotto volatile sul
corpo di Stars che la fece tossire e lacrimare gli occhi. Accadde tutto in pochissimi secondi.
Terminata disinfezione, la porta dinnanzi a lei, che affacciava al mondo che non aveva mai visto, si
aprì.




Con il cuore in gola per l’euforia si sistemò lo zainetto e corse fuori, non rendendosi conto che la
realtà era ben diversa da quella descritta dai libri.
Di colpo, Stars venne invasa dalla fitta nebbia grigia, quasi nera, che nascondeva le forme della già
oscura città.
Dov’era il sole?
Forse era notte? Allora, perché non c’era la luna ad illuminare il cielo? E le stelle?
Stars alzò gli occhi e non vide nulla oltre la punta del suo naso.
Che fine aveva fatto il cielo?
Presa dalla paura tentò di rientrare in casa, ma non vide più la porta.
Perse, così, il senso dell’orientamento.
Stars cominciò ad urlare aiuto, ma la nebbia sembrava inghiottire la sua voce. Terrorizzata cominciò
a correre senza una meta e senza vedere ciò che la circondava.
Nei libri si parlava di distese di prati verdi, ma lì non c’era verde, solo una strada nera come la pece.
Nei libri si parlava di alti alberi secolari, robusti, pieni di foglie, frutti e fiori, ma in quella città
l’unica cosa alta erano i palazzi incolori.
Nei libri si parlava degli animali, ma mentre Stars correva non sentiva cinguettare, abbaiare,
squittire o ruggire, le sue orecchie erano invase da strani e assordanti rumori di grossi macchinari da
lavoro.




Nei libri si parlava dei meravigliosi e vasti odori che la natura aveva creato, ma quando Stars dilatò
le narici per inspirare, quasi le mancò il respiro per il fetore nauseabondo che aveva l’aria.
Stars corse, corse e corse fino a quando non dovette fermarsi per mancanza di respiro. Tastò con le
mani le fredde e viscide mura e si acquattò in un angolo con le gambe strette al corpo. Iniziò a
piangere e a chiedere aiuto fino a quando la gola non le fece male. Si dondolò per allontanare la
paura e chiuse forte gli occhi per non vedere i giochi d’ombre che si formavano tra la nebbia.
Pianse fino a non avere più lacrime da versare. I rumori della città l’assalirono prendendosi gioco
delle sue orecchie e Stars, per non ascoltare, cominciò a cantare ad alta voce e di buona lena la
ninna nanna che le aveva sempre sussurrato la nonna.


Brilla brilla la luna in ciel
e le stelline giocano insiem.
Bimba bella fai la nanna,
il sole presto si sveglia all’alba.
Anche i fiori dormon con te
sussurrando al vento questa dolce canzon.
Anche gli animali ascoltano il suon,
dormendo beati sotto questo manto d’or.
Brilla brilla la luna in ciel
e le stelline giocano insiem.
Bimba bella fai la nanna,
il sole presto si sveglia all’alba.
Quando tu crescerai, questa canzone canterai.
Brilla brilla la luna in ciel
e le stelline giocano insiem.
Bimba bella fai la nanna,
il sole presto si sveglia all’alba.

E cantò, cantò, cantò fino a quando non sentì cessare quegli orribili rumori.
L’aria pian piano cominciò a diventare pesante e Stars trovò profondamente difficile continuare a
respirare. Il petto le faceva male, sembrava avere delle lame dentro che tentavano di aprirle la pelle
per venir fuori. Il fiato si fece sempre meno intenso e gli occhi cominciarono a scurirsi sempre di
più fino al punto di non vedere neppure la coltre di nube.
Stars non seppe per quanto tempo rimase incosciente, ma l’incessante scuotimento la ridestò da
quello strano sonno. Quando aprì gli occhi venne presa in braccio da strane sagome. Tentò in tutti i
modi di liberarsi e gridò
«Stars, figliola, siamo i tuoi genitori. Siamo così felici di averti ritrovato.»
Venne abbracciata e poi rimproverata.
Pian piano le sagome cominciarono a prendere forma, così come tutto ciò che la circondava. Adesso
riusciva di nuovo a respirare. Tardi si accorse che era grazie ad un casco che le avevano messo i
genitori.
Stars era ancora tramortita per poter parlare, ma capì che il mondo in cui viveva lei non aveva nulla
a che vedere con le meraviglie dei racconti.
Non appena cominciarono a muovere i primi passi una gocciolina umida e fredda bagnò la mano di
Stars. Tutti e tre alzarono lo sguardo in alto e lacrime iniziarono a cadere oltre la nube.
Che il cielo stesse piangendo?, si domandò la piccola Stars.
I genitori, stupefatti, corsero insieme alla figlia ed urlarono a tutti gli abitanti di venir fuori.
Pioveva. Pioveva!
Tutti accorsero alle urla della famiglia e anziani, adulti e piccini uscirono per assistere allo
spettacolo della natura che da tempo immemore si era assopito.
Nei cuori delle persone finalmente ritornò la gioia.
Più in là, in una piccola via, tra le crepe del nero asfalto, sbocciò il primo fiore.
Forse per Stars e per il piccolo mondo c’era ancora una speranza…
«FINE!»

La maestra terminò di leggere il racconto, chiuse il libro e guardò i suoi alunni.
«Allora bambini, che ne pensate di questa storia?»
«Maestra? Io non voglio vivere nella città di Stars» disse un bambino.
«Piccolo mio, credo che nessuno voglia vivere in quella città, ma se non si rispetta la natura
potrebbe accadere anche a noi» rispose la maestra.
«Maestra?» alzò la mano un’alunna.
«Dimmi Carlotta.»
«Come facciamo a rispettare la natura?»
«Questa sì che è una bella domanda. Ho qui, per voi, un racconto che ne parla. Lo volete
ascoltare?»
Un sì di gruppo echeggiò per la stanza.

La maestra ripose il libro che aveva letto e ne prese un altro.




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